Introduzione

Era il Natale del 1983 quando ricevetti in regalo il primo computer: un Commodore 64. Avevo gli occhi lucidi per l’emozione e anche se non avevo la minima idea di come funzionasse, era un computer, il mio computer! Ero affascinato e incuriosito da quella tastiera che racchiudeva al suo interno un mondo a me ancora pieno di misteri, come un esploratore che si addentra in una jungla fatta di transistor e circuiti stampati. A quel tempo non c’era Internet dove cercare informazioni ma veniva consegnato soltanto un piccolo libretto anonimo, di colore blu e bianco, come manuale delle istruzioni. Ricordo di averlo consumato a forza di sfogliarlo per cercare di carpirne i segreti. Spesso facevo il giro delle edicole cercando riviste del settore nella speranza di riuscire a trovare articoli che ne spiegassero meglio il funzionamento. Ricordo che il più delle volte facevo scambio con amici dei “listati”, lunghi fogli scritti in Basic, il linguaggio di programmazione alla moda dell'epoca , sui quali passavo ore a studiare per capirne di più per poi alla fine registrare tutto il lavoro su audio cassette. 

Ricordo che i computer venivano percepiti come oggetti molto sofisticati, quasi da fantascienza, con uno schermo di colore verde e un cursore lampeggiante che stava lì, immobile, in attesa dei tuoi comandi. Uno dei film che più mi è rimasto impresso di quel periodo, e che forse ha contribuito a scegliere questa strada, è stato Wargames del 1983. Siamo in piena “guerra fredda”, un ragazzo appassionato di informatica tenta di intrufolarsi all’interno di una banca dati per avere dei software (giochi), in anteprima tramite il suo pc di casa ma si imbatte per errore in un supercomputer  il WOPR (situato della base militare americana all’interno delle viscere della CHEYENNE MOUNTAIN), questo aveva il compito di valutare le azioni di attacco dei nemici (USSR). Erano altri tempi, erano gli albori dell’informatica che ho vissuto appieno fino ad oggi, assistendo a questo cambiamento epocale (che tutt’ora è in atto), toccando da vicino questa rivoluzione, che ha trasformato il nostro mondo da analogico in digitale. Durante tutti questi anni ho sempre pensato che la tecnologia avrebbe potuto cambiare in meglio il mondo, ma come nella maggior parte dei casi, tutto dipende sempre dall’uso che se ne fa e dallo spazio che gli si concede. Come tutti i grandi cambiamenti anche la tecnologia porta con se dei pro e dei contro che condizionano le società e che solo tra qualche anno potremo valutarne in toto gli effetti e renderci conto delle conseguenze che ci ha lasciato.

Un dato che dovrebbe farci riflettere è che negli ultimi 5 anni sono state chiuse oltre 2300 librerie (e la cifra probabilmente tenderà ancora a salire), tra cui la famosa “Paravia” di Torino, nata nel 1802, era la seconda più antica libreria d’Italia, mentre nel 2016 in Italia 193.000 lavoratori indipendenti hanno chiuso la propria attività andando ad “arricchire” le fila dei disoccupati. La contrazione del settore è stata del 7% in 10 anni e non si è ridotta con l’arrestarsi della crisi globale. E’ questo dunque il futuro che ci aspetta? Negozi online in un mondo sempre più freddo, sempre più virtuale? Stiamo perdendo il contatto umano con la società che ci circonda, ci stiamo isolando in un mondo che anziché avvicinarci ci allontana ogni giorno sempre di più. Parliamo con persone sconosciute dall’altra parte dell’oceano e non conosciamo più il nostro vicino di casa. I nostri figli si stanno isolando, non sanno più giocare con i loro coetanei, ma rimangono con lo sguardo fisso, perso davanti ad uno schermo per ore. Ci stanno riprogrammando, e non ce ne stiamo accorgendo, ci stanno facendo “amare”, una tecnologia che ogni giorno sta sempre di più prendendo il sopravvento e sostituendo, in parte, l’uomo. 


In un prossimo futuro saremo controllati sempre più da questi mezzi altamente tecnologici al punto che gli affideremo le nostre vite. Macchine senza conducente controllate da sofisticati computer neuronali che ci porteranno in ogni luogo grazie ad una costellazione di satelliti che monitoreranno capillarmente ogni nostro spostamento grazie a connessioni internet di ultima generazione sempre più performanti. Microchip sottocutanei con la promessa di “migliorare” l’uomo e un’ uso sempre più frequente dei nostri dati biometrici per identificarci, pagare al ristorante, aprire il conto corrente, acquistare beni di prima necessità, per esempio... Sembra il futuro, ma invece è la realtà dei nostri giorno, una realtà che sta avanzando in maniera prepotente e inarrestabile. Leggendo questo blog (libro), ci renderemo conto di come la realtà abbia superato ogni più fervida immaginazione.


Aldous Huxley scrittore, pacifista e umanista nel 1958 pubblicava il saggio dal titolo “Brave new world” (Il mondo nuovo), nel quale descriveva le derive delle società totalitarie citando temi come l’ingegneria sociale, il controllo, la propaganda attraverso la tecnologia, la politica ridotta a liturgia pubblicitaria, l'abolizione delle differenze in nome dell'omologazione della massa. Huxley la chiamava “dittatura dolce”, una manipolazione di massa invisibile e capillare. In una lettera datata 21 ottobre 1949 Huxley ringraziava il suo allievo George Orwell (Huxley era stato il suo insegnante di lingua francese), per il libro che gli aveva spedito dal titolo “1984”, e scriveva: “Entro la prossima generazione chi tiene le redini del mondo scoprirà che il condizionamento infantile e l'ipnosi indotta dalle droghe sono strumenti di dominio ben più efficaci di armi e prigioni. E che la sete di potere può essere soddisfatta nella sua pienezza inducendo le persone ad amare il loro stato di schiavitù, invece di fustigarle e ridurle all’obbedienza. In altre parole sento che l’incubo di 1984 sarà destinato a evolvere nell’incubo di un mondo che somiglia a quello che ho immaginato ne Il mondo nuovo. Il cambiamento sarà portato avanti come il risultato di un bisogno di maggiore efficienza”. Secondo la lezione di Huxley oggi si preferisce usare la manipolazione dolce per far credere ai cittadini che siano liberi quando invece tutte le decisioni vengono orientate dall’alto.



“Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici.”

Aldous Huxley 








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